Che cos’è il cognitivismo?

Il cognitivismo è un indirizzo psicologico che nasce durante gli anni ’60 in contrapposizione al comportamentismo.

Il comportamentismo prendeva in considerazione solo il comportamento osservabile del soggetto.

In pratica i comportamentisti affermavano che c’era una stretta relazione tra gli stimoli del mondo esterno e il comportamento, una relazione di causa ed effetto.

Capite bene che una teoria di questa tipologia pone il soggetto in una situazione di sottomissione, ci muoviamo nel mondo subendo impassibili gli stimoli e reagendo di conseguenza in modo immediato.

Il cognitivismo crede che questo modo di vedere il nostro vivere nel mondo sia davvero molto riduttivo e che la connessione che intercorre tra la mente umana e gli stimoli esterni sia molto più complessa.

Con la teoria cognitiva si pone per la prima volta l’attenzione sul soggetto attivo nel mondo in cui si muove e vive, un soggetto che opera sviluppando la sue capacità mentali.

Secondo il cognitivismo la mente umana è in grado di elaborare a suo modo le informazioni che arrivano dall’ambiente esterno.

Accade insomma nella mente umana proprio ciò che accade in un computer.

La mente e i computer infatti raccolgono le informazioni che arrivano dall’esterno, le trattano ed elaborano e sono in possesso inoltre di una memoria.

La mente umana è il risultato quindi di questo scambio ininterrotto di informazioni tra il soggetto e l’ambiente.

La mente, per la prima volta, viene studiata in modo intenso con tutto il retaggio di regole che la organizzano.

Cade con il cognitivismo il concetto di causa ed effetto, il soggetto viene finalmente considerato infatti in grado di elaborare in modo personale i fattori sociali e culturali.

Il soggetto non subisce quindi i dati e le conoscenze che arrivano a lui dal mondo esterno, ma è in grado di elaborarle e trasformarle in un proprio personale e unico retaggio di conoscenze.

Dato dopo dato, esperienza dopo esperienza, il soggetto cambia, cambiano le sue conoscenze infatti e cambia quindi anche il suo modo di rapportarsi ad esse.

Solo sulla base dell’elaborazione personale degli stimoli esterni il soggetto sceglie il modo in cui comportarsi, gli stati mentali sono insomma, per dirlo in parole più semplici, la causa del comportamento stesso.

Si tratta di un processo complesso e ricco di regole quello che il cognitivismo fa scendere in campo, processo che apre uno scenario di studio del tutto nuovo.

Il tema principale che il cognitivismo prende in considerazione è proprio quindi il modo in cui il soggetto cambia con l’interazione con il mondo esterno.

La psicoterapia cognitiva quindi vuole aiutare il soggetto a modificare il suo modo di elaborare i dati e gli stimoli, agendo quindi alla base del problema.

Cambiando il modo di elaborare i dati è possibile infatti aiutare il soggetto a trovare dei comportamenti adeguati per ogni situazione, ad eliminare quindi quei comportamenti che possono essere considerati controproducenti e in alcuni casi autodistruttivi e rendendolo libero di avere una vita finalmente sana ed equilibrata.

Ovviamente i temi che il cognitivismo prende in considerazione sono molti altri, tutti però in qualche modo connessi a questo argomento principale.

Troviamo ad esempio nei vari dibattiti cognitivisti anche il funzionamento della memoria a breve termine e della memoria a lungo termine, i tempi di reazione che il soggetto ha alle diverse situazioni in cui si trova ad essere coinvolto, il linguaggio e l’attenzione selettiva.